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La malattia

La malattia è essenzialmente il risultato di un conflitto tra l’Anima e il mentale, e non potrà mai essere estirpata se non attraverso un lavoro di tipo spirituale o mentale. Ogni sforzo diretto unicamente al corpo potrà soltanto riparare superficialmente il danno, che non significa guarire, poiché la causa del problema resta attiva, e questo può ricomparire sotto altre forme in ogni momento.

In parole povere la malattia, anche se appare così crudele, è invece di per se stessa benefica, in quanto, se interpretata nel modo giusto, ci porterà a riconoscere i nostri errori di fondo.

 

La sofferenza è un’opportunità che può permetterci di capire quello che non siamo stati capaci di cogliere in altri modi, e non potrà cessare fino a che non avremo imparato la lezione. 

Disperarsi è sempre controproducente: non importa infatti quanto la situazione possa apparire critica, il fatto stesso che ci sia ancora la vita fisica dimostra che l’Anima che la controlla non ha ancora rinunciato del tutto alla speranza.

 

Sono due gli errori fondamentali che si possono commettere: lasciare che si produca una dissociazione fra l’Anima e la personalità e fare del male agli altri, peccando così contro l’Unità. Queste sono le cause dei conflitti che portano ad ammalarsi.

Se solo potessimo renderci conto di quali errori stiamo commettendo e li correggessimo con mezzi mentali e spirituali, non dovremmo confrontarci con la dura lezione della sofferenza.

  Anche se per il nostro mentale è impossibile arrivare a capire il perché della nostra sofferenza, che ci appare crudele e senza ragione, le nostre Anime (la nostra vera essenza) sono invece a conoscenza del vero motivo, e ci indirizzano sulla via del bene più grande.
 

Quello che noi chiamiamo malattia è solo lo stadio terminale di una disarmonia ben più profonda. La malattia è una sola e corrisponde allo sconforto e al disagio che derivano da un errore.

Le vere malattie che ci affliggono sono difetti quali orgoglio, la crudeltà, l’odio, l’egoismo, l’ignoranza, l’instabilità e l’avidità. Se li consideriamo uno per uno vediamo che sono tutti contrari all’Unità.

Non bisogna battersi direttamente contro l’errore, ma piuttosto esercitare la virtù opposta a questa cattiva inclinazione, così che questa cessi di far parte della nostra indole.

 

Alcuni malesseri possono essere causati direttamente da elementi o fattori fisici, quali veleni, disgrazie, incidenti o abusi, ma in genere la malattia è dovuta a errori di fondo della nostra costituzione.

Nella maggior parte di noi ci sono uno o più difetti a ostacolare particolarmente il cammino.

Se siamo assaliti dall’orgoglio proviamo a pensare che la nostra personalità, se non viene assistita e illuminata dalla luce dell’Anima, che proviene dall’alto, di per sé non vale nulla e non è in grado di fare niente di buono, né di resistere al potere delle tenebre.

 

Quando individuiamo un difetto il rimedio non sta nel combatterlo direttamente con la forza di volontà o sprecando energie per annientare un male, bensì nello sviluppare regolarmente la virtù che gli si oppone. Otterremo la vera vittoria se dimenticheremo quel  difetto per occuparci consapevolmente di coltivare la qualità che gli si oppone.

 

La noia è responsabile dell’insorgere di molte più malattie di quante ce ne dovrebbero essere. L’antidoto alla noia consiste nell’interessarsi attivamente a tutto quanto ci circonda, studiando la vita in ogni ora del giorno, imparando, imparando ancora, imparando sempre la verità che si cela dietro ogni cosa dei nostri simili e dalle circostanze stesse della vita, perfezionandoci nell’arte di accrescere l’esperienza e la sapienza, e cercando, ogni volta che sarà possibile, di aiutare i nostri compagni di viaggio. 

 

Il rimedio è in noi stessi. Se ci impegniamo nello sforzo di ripristinare l’armonia nella nostra personalità rischieremo di ammalarci con la stessa probabilità con rischiamo di essere colpiti da un fulmine o dal frammento di un meteorite che precipiti sulla terra.

In realtà ognuno di noi cerca di avvicinarsi il più possibile alla perfezione. Chi soffre, a livello fisico o psicologico, viene indirizzato verso questo stato ideale dal dolore stesso. Quando si capisce la lezione e si eliminano gli errori, non c’è più bisogno della sofferenza come correzione